martedì, dicembre 07, 2010

Censura.


Siamo con Paola in un appartamento, credo in vacanza. Un tizio dei servizi segreti si è introdotto nella stanza e vuole obbligarmi a distruggere un mio scritto che mette in discussione il potere o il regime, come se vivessimo in uno stato totalitario. Dentro di me so bene che ha ragione, che effettivamente quel mio scritto è un atto di sfida e di critica. Accetto di eliminarlo, tanto so che è tutto contenuto nei miei blog, quindi niente andrà perduto. Il tipo dei servizi segreti - dopo una interruzione al citofono di una signora che vuole entrare nel residence per motivi che non capisco bene e alla quale, comunque, apro - sembra intuire i miei pensieri e mi dice che se ho un blog devo cancellare anche quello. Gli dico che veramente di blog ne ho 13 e che piuttosto che eliminarli preferisco che mi uccidano, perché lì c'è la mia ricerca, la mia anima, la mia libertà. L'agente, in realtà, sembra progressivamente avere sempre maggiore simpatia e complicità con me, e non si parla più della cosa, ho la sensazione che forse ci accorderemo in qualche modo. Usciamo, c'è anche Paola, e con l'agente ci diamo appuntamento per una certa ora, forse mezzogiorno oppure le 14, e alla stazione ferroviaria di Lanuvio. Ci salutiamo cordialmente. L'atmosfera è di amicizia.
Qualche riflessione: effettivamente nella psiche deve esistere un sistema censorio "segreto", cioè per lo più inconscio, il cui scopo è quello di mantenere lo status quo, cioè l'assetto psichico, spesso anche impedendo lo sviluppo, ma sostanzialmente conservando - in condizioni di normalità e non di patologia - una certa stabilità e un certo adattamento al reale. La coscienza "morale", delle regole, il cosiddetto Super-io, può veramente generare un regime totalitario nel quale certe norme collettive, certi condizionamenti, prevalgono su altre intime esigenze e altri parti interiori, e anche sull'io stesso. Il fatto che nel sogno vi sia la consapevolezza dell'io di avere la colpa di criticare l'assetto vigente e, poi, ugualmente, nasca una progressiva amicizia con l'emissario dei servizi segreti, lascia ben sperare in una positiva comunicazione fra io e Super-io. L'io contravviene probabilmente alle regole condominiali lasciando entrare qualcuno non autorizzato, e scrive blog liberatori e autoconoscitivi esprimendo sé stesso... L'appuntamento, l'integrazione, anche insieme alla controparte femminile, animica, è in un'ora meridiana, di culmine della coscienza, e in un luogo di passaggio, viaggio e trasformazione: la stazione di Lanuvio, proprio nel comune dove il sognatore effettivamente abita.

lunedì, novembre 29, 2010

Pescecane


E' un sogno lungo e articolato, ma ne ricordo soltanto pochi frammenti. In sostanza si tratta di questo: dei mafiosi cercano di catturare o colpire noi che lavoriamo al Ministero dell'Economia. Ogni volta riusciamo a sventare l'assalto e riusciamo ad eliminare questi gangster, che sono rappresentati nel sogno in forma grottesca, quasi caricaturale. Alla fine, però, veniamo catturati e condotti alla presenza del boss, del mandante. Anche questi è un personaggio grottesco, violento e molto grossolano. Fuggiamo con uno stratagemma, ma per raggiungere l'uscita dobbiamo attraversare una vasca d'acqua con un pescecane. E' molto pericoloso. Mi sveglio.

venerdì, novembre 26, 2010

Una festa con la zia


Il sogno è dello scorso ottobre. Stiamo andando ad una festa, e intravvedo molti amici del gruppo buddista. Ricordo distintamente Roberto R.. C'è anche mia zia M., ultraottantenne, ma io e Paola non abbiamo piacere a condurla con noi alla festa, perché sappiamo che rovinerà tutto con il suo atteggiamento e, inoltre, non vogliamo ritornare nella situazione da incubo che abbiamo vissuto per anni quando badavo a lei. Per questo motivo non la aiutiamo a camminare, non vogliamo assisterla, preferiamo che lo faccia qualcun altro, che alla festa la accompagnino e se ne occupino altre persone. Tuttavia non possiamo evitare un minimo di contatto. Lei è, come al solito, apparentemente indifesa e bisognosa, ma in realtà sottilmente accusatoria, colpevolizzante e anche molto critica e malevola verso tutte le persone con cui stiamo andando alla riunione, sulla riunione stessa, sul luogo dove si svolge e su mille altre cose. Dobbiamo prendere un ascensore perché Paola - in sedia a rotelle - non può salire le scale, ma sembra che questo non funzioni, soprattutto nell'opinione della zia che esprime perplessità anche sull'organizzazione della festa, sulla pulizia dell'ascensore stesso, sul fatto che nessuno si sia preoccupato di come possiamo salire le scale, eccetera. Invece l'ascensore funziona bene e ci porta dove dobbiamo andare. Anziché di un appartamento si tratta di una specie di villa o di spazio aperto, con un parco e un giardino con elementi barocchi o settecenteschi. Si va tutti verso una balaustra da dove si vede il punto centrale della festa: un grande albero, con neri uccelli che vi si poggiano e che volano tutt'intorno sfrecciando sulle nostre teste - credo siano uccelli finti, ma sono parte dell'allestimento scenico e molto suggestivi. L'atmosfera è un pò da Halloween, ma questa osservazione la faccio da sveglio, non è un pensiero del sogno. La zia, nonostante i nostri tentativi di allontanarla, è ormai con noi e continua ad essere scontenta della situazione e a criticare tutto, tuttavia vuole essere morbosamente presente nella situazione. Paola alla fine si arrabbia e, visto che la zia ha tutti questi problemi, decide che bisogna riportarla a casa, rinunciando noi stessi alla festa. Facciamo per tornare indietro ma ci troviamo a dover fronteggiare un'ampia e lunga scalinata. La zia è già sopra e continua a criticare e a lamentarsi, e noi abbiamo la forte impressione che le nostre difficoltà siano dovute a lei, ne sentiamo fortemente la presenza malefica. Paola cade perfino dalla carrozzella e, rotolandosi in terra, con la bocca insanguinata perché si è ferita, urla con quanto fiato ha in corpo tutto il nostro sdegno, la nostra oppressione e la nostra rabbiosa accusa alla zia: "Strega! Strega!" Mi sveglio di soprassalto.

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