martedì, maggio 20, 2008

Sonno e morte.


C'è una possibile analogia fra gli stati di veglia/sonno e quelli di vita/morte che mi sembra molto interessante. In effetti la vita diurna può stare all'esperienza in questo mondo come la vita nel sogno e nel sonno stanno al periodo di latenza dopo la morte nelle dimensioni invisibili e intangibili (per chi ci crede, naturalmente!). Da questo parallelismo possono ricavarsi parecchie riflessioni e osservazioni, si può forse comprendere qualcosa sia dello stato di sonno-sogno che di quello dopo la morte, perché una dimensione fa luce sull'altra e viceversa. Per esempio, le dottrine orientali ritengono che dopo il decesso non possa esservi evoluzione della coscienza, che non possa esservi crescita ma soltanto l'elaborazione e l'assimilazione di quello che le esperienze ci hanno insegnato nella vita del piano fisico. Saranno vite successive a portare avanti, per gradi, la nostra evoluzione. Allo stesso modo, per legge di analogia, possiamo desumere che durante il sonno e il sogno non c'è effettiva esperienza e trasformazione della consapevolezza, bensì soltanto rielaborazione di quanto avvenuto durante il giorno. Anche Freud pensava che il sogno potesse essere interpretato rintracciandone gli elementi a partiere dal vissuto del giorno precedente, con il quale doveva essere in profonda e intrinseca relazione. L'analogia un pò... esoterica che qui propongo può avvalorarne ulteriormente l'opinione! Ecco dunque una chiave per capire i nostri sogni: essi costituiscono innanzitutto il mezzo con cui la mente "digerisce" l'esperienza diurna, probabilmente allo scopo di trarne il nutrimento, il senso. Al risveglio, probabilmente, portiamo con noi - inconsciamente e profondamente - il risultato di questa assimilazione, e siamo pronti per portare ulteriormente avanti il nostro livello di consapevolezza. Non ci sono salti improvvisi naturalmente, l'evoluzione procede per sfumature successive sia da un giorno all'altro che... da un'incarnazione all'altra.

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