martedì, novembre 17, 2009

Babbo Natale


Un sogno di Paola:

Nel sogno so di stare in casa di Emanuela, mia figlia (nella realtà di veglia è una casa che non conosco). Saluto per andar via, ma lei mi chiede se voglio seguirla al piano superiore per vedere le stelle. Dico di sì e, mentre saliamo le scale, le chiedo se si tratta di un film. Emanuela mi prega di non fare domande: in seguito mi spiegherà tutto. Appena giunti sopra apre una porta e fa entrare molte persone, di età e sesso differente. Mia figlia nota che cerco di capire chi sono, e mi dice che sono della “congregazione”. Non chiedo spiegazioni, entro in un salone con molte sedie e mi siedo su una di esse. La parete di fronte si illumina come fosse uno schermo. Appare una via con sullo sfondo dei palazzi. Ad un certo punto comincia a nevicare, prima con piccoli fiocchi, poi sempre più grandi e fitti. In strada si forma uno strato molto alto di neve e poi arrivano dal cielo quattro (o sei) renne che trainano una slitta con dentro Babbo Natale!!! Provo una gioia immensa e, in quel momento, mi sveglio.

mercoledì, ottobre 14, 2009

Isernia


Qualche giorno fa:


Apprendiamo, io e Paola, che mia zia M. (di 87 anni) ha una casa ad Isernia, di cui non sapevamo nulla. Mi chiedo se zia sappia o ricordi di questa abitazione - che cosa vuole farci, come la utilizza, che fine farà? Entriamo e la visitiamo: la sua struttura è molto simile alla casa di mia madre (ma questo lo dico a posteriori, perché non mi pare di aver fatto questa osservazione nel sogno). In casa non c'è nessuno, ma ci rendiamo conto che qualcuno la abita - presumibilmente senza averne il diritto. Lasciamo un biglietto per rendere nota a quelle persone la nostra visita e la nostra presenza, forse anche come un avvertimento per indurli ad andarsene dall'appartamento, a lasciarlo libero. Per rendere questo messaggio più convincente faccio un disegno sul biglietto, per inquietarli o spaventarli: due triangoli che si intersecano come nel Sigillo di Salomone, ma con raggi ondulati simili a quelli dei disegni seicenteschi del Sole che fuoriescono dai punti di intersezione. So anche che fra le punte dei triangoli e quelle dei raggi dovrebbe risultare in qualche modo il numero 8 (nella realtà gli apici dei triangoli + le punte dei raggi farebbero 12!) Non riesco molto bene a realizzare il disegno voluto, ho qualche difficoltà, ma il risultato finale è comunque sufficiente...
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Note: non ho praticamente nessun legame personale con Isernia, né con il Molise. Ricordo solo una collega d'ufficio di mia madre, T.B., ora morta, che mi pare fosse originaria di quella città. T.B. è stata anche un'amica di famiglia.
Da una ricerca effettuata apprendo che Pietro da Morrone-Celestino V, prima eremita e poi Papa del "gran rifiuto" (l'abdicazione), di cui si ipotizzano misteriosi rapporti con i Templari, era probabilmente originario proprio di Isernia.


lunedì, ottobre 05, 2009

Discussione




Durante la notte mi sveglio e ricordo soltanto che sognavo di Yogi Bhajan. Sono dispiaciuto di non rammentare qualcosa in più, perché mi piacerebbe sapere cosa il mio mondo onirico ha da dire sul Maestro del Kundalini Yoga. Successivamente, riaddormenatomi, faccio il seguente sogno: un collega d'ufficio, S.P., si dimostra molto irritante e supponente nei miei confronti, giudicando con arrogante ironia le mie opinioni "alternative" contro la caccia e simili. Mi risento molto e reagisco con rabbia accusando lui e tutti quelli come lui di essere dei violenti e mettendo in campo forti argomentazioni contro la caccia.


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Ho riportato l'accenno onirico a Yogi Bhajan insieme al sogno non perché io percepisca una immediata relazione fra le due cose, però può essere che i sogni di una stessa notte abbiano un legame. Per ciò che riguarda S.P., il mio collega, non credo che sia un cacciatore. Da quello che so è un subacqueo esperto di fotografia e di grafica computerizzata. Inoltre ha una percentuale di sangue greco.

lunedì, settembre 28, 2009

Agopuntura


Sogno di alcuni giorni fa.


N., la nipote di Paola che è medico, mi porta una paziente con il marito. Questa è una donna giovane e presumibilente dell'alta società che vuole fare l'agopuntura per un dolore al braccio destro. Il marito non è meglio connotato dal sogno, ma lo percepisco come una sorta di ombra, una presenza costante. Il problema, comunque, è che N. mi porta questi due signori in camera da letto mentre io sono coricato, e la cosa mi imbarazza molto. Mi alzo subito, e la donna si sdraia per essere visitata. Purtroppo ho la spiacevole e assoluta certezza che l'eventuale seduta di agopuntura sarà totalmente inefficace con questa paziente. Penso anche che, qualora questi signori indagassero sulle mie credenziali, il diplomino di agopuntore rilasciatomi dall'Accademia di Medicina Tradizionale di Pechino non sarà abbastanza valido per loro. Mi sembra, tuttavia, che l'unico modo per vincere il disagio che provo sia quello di instaurare un rapporto personale con la paziente, di parlarle, di fare amicizia. Con difficoltà tento di farlo, e mi sembra di riuscirci. Sono quasi sicuro che, proprio instaurando questo legame di tipo umano, l'agopuntura avrà la possibilità di farle effetto.

martedì, settembre 22, 2009

La madre


Sogno del 20 settembre 2009.


Vado a trovare mia madre (nel sogno non ricordo che è morta l'anno scorso dopo alcuni anni di Alzheimer). Per le scale del palazzo la trovo appoggiata al muro, nuda, completamente impazzita e devastata mentalmente dalla demenza senile. Mi chiedo come fanno i condomini a tollerare una situazione del genere, però evidentemente lo fanno. Mi avvicino e le prendo il viso fra le mani sorridendole, dicendole chi sono. Lei mi riconosce e, sia pure nel delirio, mi sorride a sua volta. Le dico che non deve rimanere qui, ma rientrare in casa. La sostengo e l'accompagno verso la porta dell'appartamento, che è aperta e con la luce accesa (l'interno è esattamente uguale a com'era nella realtà). Mi accorgo con sgomento che dalla base di un mobile nell'ingresso e di altri in casa viene un ampio flusso di urina, di cui mia madre dev'essere la responsabile...

venerdì, settembre 18, 2009

Settecento


Siamo nel Settecento, invitati a pranzo da una famiglia. Sediamo intorno ad un lungo tavolo nella sala da pranzo di una casa, forse un palazzo a più piani. C'è anche mia cugina E., cui chiedo notizie della madre, mia zia P., che nel sogno so ricoverata a Londra per problemi di salute. E. mi risponde a voce bassa, facendomi cenno di non far sentire o capire agli altri. Io non comprendo che cos'ha detto ma, realizzando che lei vuole conservare il riserbo sull'argomento, non insisto. Paola è uscita dalla casa in cui siamo perchè ha la tosse ed è andata a cercare qualcosa, un rimedio. Però il pranzo è pronto e l'avverto con il telefono cellulare. Mi dice che arriva subito e, infatti, eccola: era poco distante, forse parlava con qualcuno o era in un negozio appena sotto l'abitazione. La pietanza che ci viene servita - mi pare di ricordare verdure e pasta - è scarsa in quantità. Aggiungo del pepe nero ma troppo tardi, perchè ho già quasi finito il piatto. Mi dico, riflettendo con Paola, che in quest'epoca, nel Settecento, gli alimenti scarseggiano e noi non ci rendiamo conto di quanto realmente si mangi poco. Una voce dice: "In campagna c'è sicuramente più cibo che in città."
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Nota: riflettendo sono arrivato alla convinzione che attraverso la famiglia settecentesca del sogno traspaia la mia famiglia e un certo tipo di mentalità. Probabilmente la casa rappresentata è in città, dove c'è meno cibo (per nutrirsi anche interiormente), mentre la campagna indica un territorio più libero, meno strutturato, dove c'è più possibilità di alimentarsi, di esperire, ecc...

giovedì, settembre 17, 2009

Che Guevara


Sto vedendo insieme a Paola un video che ho portato: mentre lo guardiamo diventa evidente che si tratta di una specie di documentario, un "dietro le quinte" che precede il film in due parti con l'attore Benicio del Toro che impersona Che Guevara. Io già conoscevo o intuivo in parte quale doveva essere l'argomento del video, Paola ne è piacevolmente sorpresa. E' un documentario pò lungo e a tratti piuttosto noioso, però lo guardiamo ugualmente con piacere, siamo molto interessati a sapere di più sulla figura del grande condottiero sudamericano. Ci sono immagini di lui nella foresta, sulle montagne. Altre riguardano la lavorazione del film con strumentazioni e impalcature, oppure la ricerca storica che ne è alla base con alcuni punti controversi. Ho molte domande sulla vicenda e la figura del Che a cui vorrei trovare una risposta. Non ricordo bene, ma forse nel sogno ho la possibilità di interrogare il regista o di entrare in qualche modo più a fondo nel merito della ricostruzione storica.

Ipnosi e Yoga

Sogno del 15 settembre 2009
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Chiedo ad A., medico, di ipnotizzarmi per rendermi meno stanco, gli chiedo se può funzionare. Ci sono anche altre persone che devono fare con lui ipnosi terapeutica. Tuttavia, dentro di me, penso di non essere veramente ipnotizzabile, perlomeno sono molto dubbioso al riguardo, ritenendo tale tecnica suggestiva non adatta a me. Ricordo anche C., un collega d'ufficio, che - sentendo la mia richiesta - ironizza con uno scherzo un pò grossolano: dice che anche lui si è sottoposto ad ipnosi, ma per questioni genitali...


Dopo di ciò incontro dei Sikh occidentali della scuola di Kundalini Yoga. Noto che si assomigliano tutti, con il turbante, il vestito bianco e la barba: sembrano tutti Guru Meher Singh, il nostro insegnante di tanti anni fa. Sono piuttosto critico nei riguardi di questa uniformità. Scendo verso una spiaggia dove ci sono diversi allievi Yoga con i turbanti indossati solo parzialmente, oppure con sciarpe, berretti e surrogati vari. Anch'io ho in mano una lunga striscia di stoffa per turbante, me lo metto intorno al collo mentre cammino e ricordo quando mi facevo aiutare ad avvolgere la stoffa intorno al capo durante il Tantra - sempre tanto tempo fa. In qualche modo rimpiango quell'esperienza e sono nostalgico della vitalità di allora, ma credo anche che oggi non sia più ripetibile. Mi sento molto triste. Mi sveglio effettivamente piuttosto stanco.
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Note: ripensando ad A. mi viene spontanea l'associazione con Jung, di cui ho appena letto l'opinione circa l'ipnosi. Sebbene, infatti, egli l'abbia utilizzata all'inizio della sua carriera, poi ha deciso di abbandonarla considerandola troppo suggestiva e condizionante nei riguardi dei pazienti.
L'osservazione di C. sembra uno sberleffo e anche una critica: l'ipnosi può forse incidere sui livelli istintuali della psiche, ma non può andare più a fondo per operare una trasformazione. Anche lo Yoga, in parte, può essere soggetto alla stessa critica; tuttavia è una tecnica che ha anche l'obiettivo di produrre un intimo cambiamento. L'uniformità d'aspetto degli insegnanti Sikh, però, sembra accennare ad una identificazione con il gruppo e la mentalità comunitaria - magari in salutare contrapposizione con precedenti stadi di indifferenziazione. Tuttavia questa identificazione ha i suoi limiti e può costituire una dipendenza e un ostacolo ad un maggiore sviluppo individuale.
La parte finale del sogno, orientata verso la spiaggia ed il mare, l'associo con una esperienza effettivamente avuta (credo nel 1977) con il gruppo di allievi Yoga mentre viaggiavamo alla volta di Tour, in Francia, dove avrebbe avuto luogo il Tantra: una notte sostammo a dormire sulla spiaggia, mi pare in Liguria. Si trattò di un'esperienza molto positiva e vitale, liberatoria, e il mare può essere un simbolo della totalità della psiche, del Sé. Però il turbante è "sciolto", l'identificazione con quella fase non è più proponibile - per lo meno non con le stesse modalità, quando la comunità costituiva un valido appoggio per il distacco dalla precedente fase adolescenziale. La futura trasformazione richiede una maggiore indipendenza individuale e, del resto, l'attuale maturità rende forse impossibile il ritorno agli ausili precedenti. La "soluzione" rispetto all'identificazione comunitaria, però, non è ancora del tutto completata e la nuova fase può intravvedersi soltanto nell'ampio simbolismo del mare. Nondimento c'è il bisogno della vitalità e della freschezza che l'esperienza passata rappresentò e che le trasformazioni del profondo sempre sono in grado di apportare...

lunedì, settembre 14, 2009

Il maestro


Siamo in una sala cinematografica con i membri dell'associazione buddista. Proietteranno un film attraverso il quale potremo conoscere meglio di quanto sia stato possibile fino ad oggi il nostro maestro e guida dell'organizzazione, il Presidente Ikeda. In effetti nel film egli è completamente diverso dal solito: è un giovane combattente di arti marziali, con un aspetto eccentrico, lunghi capelli e una grande velocità e bravura nei movimenti - di cui offre dimostrazione. Intorno a lui c'è un'ambientazione e un uso particolare di candele e altri elementi orientali che non sono tipici della nostra associazione. Da un lato sono contento di questa esibizione di tecniche marziali: mi sento incoraggiato nei miei esercizi cinesi. Dall'altro lato sono sconcertato: non è questo il maestro che conosco, e non mi piace molto, sono diffidente. Anche Paola è d'accordo con me. Mi guardo intorno un pò imbarazzato, per vedere quali sono le reazioni degli altri: fanno tutti finta di niente, come non ci fosse una differenza con il solito Ikeda, ma sono sicuro che sono altrettanto colpiti e sconvolti di noi. All'improvviso vedo, di persona e non in un filmato, l'Ikeda che conosco - lo avvicino e gli chiedo spiegazioni. Mi dice sorridendo che la persona del film è un soltanto attore che deve rappresentare quello spirito combattivo che lui, come maestro, vuole impersonare e trasmettere a tutti noi. Sono più che sollevato da questa dichiarazione, sono... commosso. Percepisco come un atto di grande generosità del nostro Sensei nel cercare un tale espediente per trasmetterci qualcosa, come se rinunciasse a sé stesso, qualcosa del genere. Emozionato, emozionatissimo lo abbraccio.
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Note: secondo Jung le immagini del Maestro o del Vecchio Saggio sono manifestazioni del Sé. Il lottatore di arti marziali, in questo sogno, è un suo travestimento, una parte dell'ombra, un espediente per raggiungere la coscienza, l'io e le componenti della personalità del sognatore, comunicando qualcosa di importante. Il sognatore inizialmente non si fida, non può prestare completo credito ad alcuni aspetti esotici del lottatore orientale, ma la commozione sottolinea la percezione di questo grande archetipo, di questo nucleo centrale, quando riesce finalmente a mostrarsi al di là di ogni punto di vista parziale o fraintendimento.

Samantabhadra



Sogno del 12 settembre.





Mi piacerebbe andare a visitare il centro di buddismo tibetano "Samantabhadra" a Roma, so che fanno dei corsi e dei rituali religiosi a cui vorrei partecipare. Sono molto attratto, provo l'emozione e la sensazione di quando ci si avvicina a qualcosa di nuovo ed eccitante. Lo dico un pò esitante a Paola che, sorprendendomi, si dimostra anche lei desiderosa di andare: non pensavo fosse interessata, soprattutto per gli eventuali impegni che la partecipazione a questo centro potrebbe richiedere. Tuttavia mi dispiace allontanarmi dal buddismo di Nichiren, mi sembra quasi un tradimento, e ricordare il nome del maestro ha in me una forte risonanza, mi commuove e mi colpisce profondamente. Mi rendo conto, però, che quello della Soka Gakkai è un buddismo dalle caratteristiche giapponesi evidenti e che il confronto con un diverso sviluppo di questa grande religione potrà farmi dimensionare, conoscere meglio e anche valorizzare di più la mia stessa pratica. Rimane un ultimo ostacolo: non sappiamo dove sia il Samantabhadra. Improvvisamente mi fermo su uno spartitraffico con la macchina su cui stiamo viaggiando, parcheggio in maniera molto provvisoria, irregolare, e scendo solo un momento per andare a leggere la locandina attaccata all'esterno di un negozio: ho visto di sfuggita che si tratta proprio di un manifestino sul buddismo tibetano e che c'è l'indirizzo e il numero di telefono del centro che cerchiamo.
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Nota: da una ricerca fatta dopo il sogno, apprendo che Samantabhadra è un nome del Buddha Primordiale secondo il buddismo tibetano e che insieme a Manjusri e Shakyamuni forma una sorta di trinità buddista. In giappone egli è il Bodhisattva Virtù Universale protettore dei devoti del Sutra del Loto - il Sutra fondamentale secondo l'insegnamento di Nichiren Daishonin - e promette di diffondere questo insegnamento dopo la morte del Buddha Shakyamuni non lasciando che perisca mai. Pur offrendo una indicazione apparentemente estranea alla mia pratica, dunque, nella realtà il sogno vi fa riferimento e vi riconduce, sottolineando però la presenza di un elemento ancora sconosciuto e ulteriore.

Colombo


Sogno n. 3 di fine agosto-primi giorni di settembre.



Sto con S., un mio collega d'ufficio, probabilmente muovendoci in macchina, su una strada che potrebbe essere la via Cristoforo Colombo, più o meno all'altezza di dove abitava mia madre (ma questa è una riflessione che faccio da sveglio). Descrivo ad S. - che nel sogno è cieco (nella realtà ha un problema di sordità ad un orecchio) - la visione filosofica dei maestri del Cerchio Firenze 77, con particolare riferimento ai concetti di eterno presente e di Assoluto, come pure al bene e al male e altri importanti temi. E' un sogno molto lungo e l'esposizione è di ampio respiro. Sono veramente contento di riuscire a comunicare ad altri - oltre che ad aver avuta la fortuna di conoscere io stesso - una concezione così grande e filosoficamente esauriente della vita.

venerdì, settembre 11, 2009

Tivoli


Sogno n. 2 di fine agosto-primi giorni di settembre


Percorriamo in automobile, io e Paola, una strada alberata e con vegetazione molto simile a quella di fronte alla casa in cui abbiamo abitato anni fa, vicino Tivoli, a Villa Adriana. Spiego a Paola il concetto buddista dell'essere orientati verso il passato, il presente o il futuro. Le faccio un esempio: se mentre attraverso la strada sto per essere travolto da una macchina e la mia coscienza è orientata al passato, mi dico che avrei fatto meglio a rimanere a casa, che lì ero al sicuro; questo pensiero, comunque, non mi impedisce di essere investito. Se sono orientato al presente dico: "Oh, c'è una macchina che mi sta venendo addosso!", mi immobilizzo in questa consapevolezza e quindi vengo effettivamente travolto. Se sono orientato verso il futuro, allora penso subito a come schivarla e ad uscire velocemente dal pericolo: è l'unico atteggiamento che può darmi una chance di non essere investito dall'auto. Mi sembra che questo concetto sia importante, ne sono colpito, ma non so se Paola ha recepito perché mi sembra distratta.

Ora siamo in un grande garage custodito, con operai e officina meccanica, sotto la casa che abitavamo. Entriamo e giriamo liberamente: all'epoca in cui abitavamo lì eravamo abbonati. Però ora non lo siamo più e mi stupisco che ci lascino fare. Forse, per una volta, tollerano la nostra intrusione. (Il garage c'era davvero, ma non era custodito, si trattava solo di un parcheggio. Da sveglio ho la sensazione di conoscere il garage del sogno, come fosse un posto reale, tuttavia non riesco a focalizzarlo veramente.)

Siamo nella nostra casa di allora e dobbiamo passarci la notte per un motivo importante. Ci chiediamo se ci sarà consentito, ma crediamo di poterlo fare: si tratta soltanto di una notte. La casa, dopo tanti anni, è arredata ancora più o meno come l'abbiamo lasciata. Con noi c'è il nostro gatto Oro. Sono preoccupato perché so che avrà bisogno della lettiera per i suoi bisogni. Mi sembra di vederne una sul pavimento, ma scopro che non lo è: si tratta di un recipiente, un vaso di plastica bianca con degli oggetti colorati dentro. Sollevandolo mi accorgo che sotto c'è una perdita d'acqua consistente che proviene dal suolo, forse una tubazione rotta. Mi auguro che sappiano della cosa e che non pensino che siamo stati noi a provocare il danno! Poi trovo una provvidenziale lettiera con sabbia per Oro, forse l'abbiamo portata noi stessi.

Paola deve cucinare qualcosa, credo una torta rustica, e mi chiede di uscire e di andare a comprare della bieta.

giovedì, settembre 10, 2009

Rito d'iniziazione


Sogno n. 1 di fine di agosto-primi giorni di settembre.


Sono in ufficio, di giorno, ambiente luminoso. Parlo di buddismo con i colleghi, che sono interessati e accolgono piacevolmente l'argomento. C'è un'atmosfera allegra e simpatica di scambio e condivisione.

E' notte e penso che Al. sia un ragazzo che ha bisogno di crescere e di fare esperienza di certe cose legate al mistero e alla spiritualità. Per questo motivo decido di inventare per lui un rito di iniziazione. Con cautela, per non spaventarlo, lo conduco presso un corso d'acqua e lo induco ad un massaggio preparatorio dei piedi prima di attraversarla, perché è fredda. Oltre l'acqua c'è come un isolotto, un posto centrale su cui ho approntato forse un altare su cui c'è una sorta di barra, di bacchetta suddivisa in sette settori su cui sono disegnati altrettanti simboli della congiunzione degli opposti. So che il passaggio nell'acqua è legato al numero 12 (da sveglio non ricordo perché, forse dodici passi) e ora c'è il numero 7: le 12 costellazioni e i 7 pianeti antichi! Sono soddisfatto di me stesso per aver ideato l'utilizzo di tutto ciò. Adesso A. deve concentrarsi sui simboli della bacchetta, uno per volta e in successione. Su ognuno di essi deve fermarsi per il tempo di tre respirazioni profonde e poi passare al seguente e, quindi, ricominciare il ciclo. Gli insegno come fare questa sorta di meditazione.
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Nota: interessante il contrasto fra le due parti del sogno - giorno e notte, ambientazione esteriore e interiore, religiosità exoterica ed esoterica.

Aloe


Un'amica che fa parte del nostro gruppo buddista, P., persona attenta e responsabile, ci distribuisce delle porzioni di Aloe da mangiare. Sono come dei pezzi di frutta esotica. Sappiamo che ci farà bene e ci darà forza. Mi viene scherzosamente in mente Braccio di Ferro con gli spinaci e lo dico agli altri. Ho l'impressione svegliandomi che, pur trattandosi sicuramente di Aloe, nel sogno venga chiamata "Agave".
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Note e spunti: una ricerca successiva al sogno mi ha chiarito che Aloe e Agave sono specie molto simili, ma comunque si tratta di piante diverse. Il termine "Aloe" deriverebbe da linguaggi arabo-semitici e significherebbe "amaro". Il termine "Agave" è dal greco "meraviglioso, mirabile". Pare che questo nome sia stato utilizzato dalla spedizione di Cristoforo Colombo appena approdata in America, sorpresa dall'eccezionalità della pianta.
Talvolta "Myoho Renge Kyo", l'insegnamento cardine della nostra scuola, viene tradotto come "Sutra del Loto della Legge Meravigliosa", e c'è il principio buddista della trasformazione del veleno in medicina: cioè dell'amaro in meraviglioso.
Il caro amico Giancarlo mi suggerisce, inoltre, che "agave" letto all'inglese può avvicinarsi ad "I gave", ho dato...

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