venerdì, settembre 18, 2009

Settecento


Siamo nel Settecento, invitati a pranzo da una famiglia. Sediamo intorno ad un lungo tavolo nella sala da pranzo di una casa, forse un palazzo a più piani. C'è anche mia cugina E., cui chiedo notizie della madre, mia zia P., che nel sogno so ricoverata a Londra per problemi di salute. E. mi risponde a voce bassa, facendomi cenno di non far sentire o capire agli altri. Io non comprendo che cos'ha detto ma, realizzando che lei vuole conservare il riserbo sull'argomento, non insisto. Paola è uscita dalla casa in cui siamo perchè ha la tosse ed è andata a cercare qualcosa, un rimedio. Però il pranzo è pronto e l'avverto con il telefono cellulare. Mi dice che arriva subito e, infatti, eccola: era poco distante, forse parlava con qualcuno o era in un negozio appena sotto l'abitazione. La pietanza che ci viene servita - mi pare di ricordare verdure e pasta - è scarsa in quantità. Aggiungo del pepe nero ma troppo tardi, perchè ho già quasi finito il piatto. Mi dico, riflettendo con Paola, che in quest'epoca, nel Settecento, gli alimenti scarseggiano e noi non ci rendiamo conto di quanto realmente si mangi poco. Una voce dice: "In campagna c'è sicuramente più cibo che in città."
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Nota: riflettendo sono arrivato alla convinzione che attraverso la famiglia settecentesca del sogno traspaia la mia famiglia e un certo tipo di mentalità. Probabilmente la casa rappresentata è in città, dove c'è meno cibo (per nutrirsi anche interiormente), mentre la campagna indica un territorio più libero, meno strutturato, dove c'è più possibilità di alimentarsi, di esperire, ecc...

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