giovedì, settembre 17, 2009

Ipnosi e Yoga

Sogno del 15 settembre 2009
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Chiedo ad A., medico, di ipnotizzarmi per rendermi meno stanco, gli chiedo se può funzionare. Ci sono anche altre persone che devono fare con lui ipnosi terapeutica. Tuttavia, dentro di me, penso di non essere veramente ipnotizzabile, perlomeno sono molto dubbioso al riguardo, ritenendo tale tecnica suggestiva non adatta a me. Ricordo anche C., un collega d'ufficio, che - sentendo la mia richiesta - ironizza con uno scherzo un pò grossolano: dice che anche lui si è sottoposto ad ipnosi, ma per questioni genitali...


Dopo di ciò incontro dei Sikh occidentali della scuola di Kundalini Yoga. Noto che si assomigliano tutti, con il turbante, il vestito bianco e la barba: sembrano tutti Guru Meher Singh, il nostro insegnante di tanti anni fa. Sono piuttosto critico nei riguardi di questa uniformità. Scendo verso una spiaggia dove ci sono diversi allievi Yoga con i turbanti indossati solo parzialmente, oppure con sciarpe, berretti e surrogati vari. Anch'io ho in mano una lunga striscia di stoffa per turbante, me lo metto intorno al collo mentre cammino e ricordo quando mi facevo aiutare ad avvolgere la stoffa intorno al capo durante il Tantra - sempre tanto tempo fa. In qualche modo rimpiango quell'esperienza e sono nostalgico della vitalità di allora, ma credo anche che oggi non sia più ripetibile. Mi sento molto triste. Mi sveglio effettivamente piuttosto stanco.
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Note: ripensando ad A. mi viene spontanea l'associazione con Jung, di cui ho appena letto l'opinione circa l'ipnosi. Sebbene, infatti, egli l'abbia utilizzata all'inizio della sua carriera, poi ha deciso di abbandonarla considerandola troppo suggestiva e condizionante nei riguardi dei pazienti.
L'osservazione di C. sembra uno sberleffo e anche una critica: l'ipnosi può forse incidere sui livelli istintuali della psiche, ma non può andare più a fondo per operare una trasformazione. Anche lo Yoga, in parte, può essere soggetto alla stessa critica; tuttavia è una tecnica che ha anche l'obiettivo di produrre un intimo cambiamento. L'uniformità d'aspetto degli insegnanti Sikh, però, sembra accennare ad una identificazione con il gruppo e la mentalità comunitaria - magari in salutare contrapposizione con precedenti stadi di indifferenziazione. Tuttavia questa identificazione ha i suoi limiti e può costituire una dipendenza e un ostacolo ad un maggiore sviluppo individuale.
La parte finale del sogno, orientata verso la spiaggia ed il mare, l'associo con una esperienza effettivamente avuta (credo nel 1977) con il gruppo di allievi Yoga mentre viaggiavamo alla volta di Tour, in Francia, dove avrebbe avuto luogo il Tantra: una notte sostammo a dormire sulla spiaggia, mi pare in Liguria. Si trattò di un'esperienza molto positiva e vitale, liberatoria, e il mare può essere un simbolo della totalità della psiche, del Sé. Però il turbante è "sciolto", l'identificazione con quella fase non è più proponibile - per lo meno non con le stesse modalità, quando la comunità costituiva un valido appoggio per il distacco dalla precedente fase adolescenziale. La futura trasformazione richiede una maggiore indipendenza individuale e, del resto, l'attuale maturità rende forse impossibile il ritorno agli ausili precedenti. La "soluzione" rispetto all'identificazione comunitaria, però, non è ancora del tutto completata e la nuova fase può intravvedersi soltanto nell'ampio simbolismo del mare. Nondimento c'è il bisogno della vitalità e della freschezza che l'esperienza passata rappresentò e che le trasformazioni del profondo sempre sono in grado di apportare...

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